è il
periodo della felicità, pieno di lucine colorate per le strade e le vetrine, i
commercianti si sfregano le mani al pensiero di come le persone si dimostrino a
vicenda quanto siano vicine le une alle altre. mi diverte inebriarmi di
anticonsumismo nel periodo natalizio. niente mi lascia senza fiato. be’,
l’ultima volta è stato davanti agli affreschi giotteschi alla cappella degli
scrovegni. alzando gli occhi al cielo, anziché banali decorazioni multicolori
al neon, vorrei vedere il solenne simurg che maestoso sorvola le nostre teste.
secondo un poema persiano del XIII secolo il simurg, il cui nome significa
“trenta uccelli”, era un magnifico uccello che viveva su un albero che generava
i semi di tutte le piante selvatiche della terra. un giorno gli uccelli,
stanchi di non avere un re, un po’ in crisi di identità, decisero di andare
alla ricerca del simurg. attraversarono sette mari, sette vallate, sorvolarono
sette alte montagne e si accorsero che il lungo e duro viaggio li stava
decimando, erano sempre meno. ad un certo punto si sentirono come purificati
dall’estenuante ricerca e dalla durezza del viaggio e si accorsero che erano
rimasti in trenta, loro stessi erano il simurg. appresi e apprezzai secoli fa
questa storia dal mio amico jorge luis borges, il mio eroe dalla sterminata
cultura letteraria. i miei eroi sono le lucine che volentieri appendo sulle vie
del mio animo solitario.
3 commenti:
http://timburton.altervista.org/poemi/mmdbo/chiodi_occhi.htm
Dedicato a chi ha la fregola della felicità natalizia ad ogni costo... eheheh...
eheheheh sorriso da pagliaccio sociopatico eheheh
Sapevo che avrebbe apprezzato... eheh..
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