giovedì 29 gennaio 2015

il mio diavolo mi cavalca. o io cavalco lui boh. comunque sono un bluesman con la barba incolta che gironzola con i suoi jeans logori e la pelle del viso consumata da qualche secolo di sregolatezze. sono così, chiuso nella mia stanza aperta da cui i rumori del mondo si appressano speronando la mia meravigliosa megaindifferenza. percorro infiniti bui chilometri stando nella mia stanza. e gloriosa la mia anima sciupata che vaga come un fantasma nella nebbia di una notte dicembrina. mi godo questi momenti assaporandoli come gocce di un eccellente distillato ineguagliabile e irripetibile. sono l’unico dio della mia stanza. e della mia vita. e le altre cose sono tappezzeria che osservo con distacco. persone e cose e fatti e parole pura tappezzeria insignificante. solo come un fantasma, solo come un dio vagolo nella notte, nel mio personale festino freddo e incantevole come una favola ricamata attorno al mio Io. e nella freddezza della notte sento scorrere il mio sangue, lo sento saltellare incurante del mondo e delle case e della gente tutt’attorno. berrei volentieri il mio sangue, il più segreto dei pianti, sorgente che nasce e vive solo per me, dentro di me. se sapessi cantare mi canterei anche una canzone, con voce ruvida e abbozzata. e sarebbe certamente un blues.

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